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Aiuto alle donne vedove di Djuma

Il laboratorio delle donne vedove è nato nel 2004 su espressa richiesta delle donne stesse e di un medico-radiologo dell'ospedale Thimoty Kakwata.

Nella tradizione familiare congolese vige la “matrilinearità”, cioè i bambini appartengono alla famiglia della madre e sono gli zii materni e non il padre a occuparsi del loro futuro, perciò ecco perché sono considerati orfani completi i bambini che hanno perso la mamma, perché se il padre si risposa la nuova moglie non vorrà in casa i figli nati da un precedente matrimonio.
I beni della famiglia, anche quelli acquisiti insieme durante il matrimonio, appartengono invece alla famiglia del padre.Quindi, se il padre muore, la sua famiglia si rivarrà sulla moglie e le prenderà tutto quello che possiede, persino i vestiti dei bambini, lasciando la povera donna nella più nera miseria. La presidente dell'associazione ha conosciuto una maestra, moglie di un muratore, madre di 5 figli. Con il marito aveva costruito la casa in cui abitavano. Secondo i loro parametri, non mancava loro niente.Il marito è morto improvvisamente. La sua famiglia d'origine si è presa tutto, persino la casa, lasciando la donna e i bambini sul lastrico.
E questo succede in generale a tutte le donne quando restano vedove. E' vero che sono le donne che coltivano i campi e che ad esse tocca la maggior parte dei lavori per il mantenimento della famiglia, ma ci sono comunque dei lavori, come tagliare gli alberi per preparare un nuovo campo, che hanno bisogno di forza maschile. Le vedove perciò devono chiedere l'aiuto del cognato o dell'amico del marito che approfittano sempre della situazione di debolezza della donna per richiedere prestazioni sessuali, per cui spesso queste povere donne arrivano all'ospedale con malattia veneree se non con l'AIDS. Questo è ciò che ha raccontato il dottor Thimoty, radiologo all'ospedale chiedendo se non era possibile far qualcosa per aiutare le donne vedove a guadagnarsi dignitosamente da vivere per poter crescere i loro figli e mandarli a scuola. Su proposta delle donne stesse (una ventina) è stata creata una sartoria dove vengono preparate le divise scolastiche e cuciti i vestiti per la popolazione di Djuma.

Nel 2007, ancora su proposta delle donne stesse, la nostra Associazione ha finanziato un altro progetto: un mulino, gestito dalle vedove, per macinare il mais, la manioca, la soya, utile per tutta la popolazione di Djuma.

Il progetto è auto-gestito dalle donne stesse e l’Associazione le sostiene finanziariamente.

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